James Cameron starà sicuramente festeggiando il suo ultimo successo, Avatar, acclamato da tutto il mondo come un nuovo cult-movie. Un film ben fatto, spettacolare e con una trama avvincente. Bene, noi di oneOpenSource suggeriamo di unire il coro degli ubuntiani alle urla dei fan che sono in fila al botteghino. Perché? Semplice, parafrasando uno slogan molto famoso si può dire: “No Ubuntu? No Avatar”. Ebbene si, avete letto bene.
Andiamo però con ordine. Partiamo dalla lontana Nuova Zelanda. È qui che ha sede la Weta Digital una azienda specializzata in effetti speciali e animazione digitale. Nella città di Wellington, dove ha per l’appunto sede la Weta Digital, sono stati creati gli effetti speciali digitali e le animazioni di molti dei film che abbiamo visto uscire in questi ultimi anni. Ecco alcuni titoli: i-Robot, Il Signore degli anelli, Jumper, King Kong, I Fantastici Quattro, Eragon, X-Men. L’ambito primato ha fatto si che la città di Wellington diventasse nota anche come Wellywood.
Facciamo un salto tecnologico. La Weta Digital ha all’interno della propria struttura più di 4000 server HP Blade per un totale di circa 35000 core. La capacità di storage di questo sistema è approssimativamente di circa 2 PetaByte, diciamo pure “1 biliardo di byte”, o anche una capienza equivalente a 1000 Hard Disk da 1 TeraByte. La rete LAN ha una banda da 10gbps.
Ora, torniamo ad Avatar e ad Ubuntu. La Weta Digital utilizza Ubuntu Server come sistema operativo per il proprio sistema di calcolo e rendering. Da qui il sillogismo: “la Weta Digital usa Ubuntu per digitalizzare effetti speciali e animazioni, Avatar è un film curato dalla Weta Digital, dunque Avatar è stato realizzato usando Ubuntu.”
Bella sorpresa, e forse mica tanto. Canonical lo scorso 2009 ha investito molto del proprio lavoro per stringere partnership coi grandi costruttori di server e di sistemi di calcolo, e HP era tra questi. Il passo, dunque è corto, e prima o poi qualche news di questo tipo doveva spuntare fuori.
Roberto Lissandrin